Intervista a Roberto Santori, Presidente della sezione Consulenza, Attività professionali e Formazione di Unindustria, su Il Messaggero

 

I corsi di formazione per far trovare lavoro a tutti i cosiddetti “occupabili” che stanno perdendo il Reddito di cittadinanza «ci sono». Serve solo «più coordinamento tra le Regioni», ma anche «personale dei centri per l’impiego che cerchi direttamente i soggetti da formare e occupare».

 

Ne è convinto Roberto Santori, amministratore delegato di Challenge network e presidente della sezione Consulenza, attività professionali e Formazione di Unindustria

 

Circa 200mila famiglie in queste settimane perderanno il Reddito: sono oltre 600 mila persone, per lo più poco formate. Si riuscirà a prepararle in poco tempo al lavoro, così da non far soffrire loro gli effetti dellostopal sussidio?

«Le opportunità per fare formazione ci sono ed è già attivo il programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), legato al Pnrr. È partito in molte Regioni d’Italia, come Lombardia, Lazio, Veneto ed Emilia. Dovrebbe essere uno strumento molto funzionante, che si attiva facilmente ed è vicino al target delle persone poco formate e spesso anche molto giovani che prendevano il Reddito di cittadinanza. Sono corsi adeguati per formare a lavori di base come l’operaio e il cameriere, ma in alcuni casi anche a lavori manuali specializzati. Questo per ridurre il paradosso del divario che c’è in alcuni settori tra domanda e offerta di lavoro. Gli ex percettori del Reddito sono perfetti per essere occupati nel mondo alberghiero, turistico, della ristorazione, delle attività di produzione, dell’edilizia e della manifattura».

Sta dicendo che sulla carta corsi di formazione ce ne sono già per tutti?

«Esatto. Ci sono 3 miliardi a disposizione, ci sono i corsi, ma non ci sono abbastanza partecipanti. Certo il programma Gol potrebbe essere aggiornato, con nuovi cataloghi e rendendolo più coerente con le esigenze delle imprese, ma non è un problema di risorse e numero di formatori. Questo anche perché le agenzie per il lavoro devono accantonare il 4% del loro fatturato al fondo Formatemp per formare persone da immettere nel mercato del lavoro tramite la somministrazione. Non solo: le aziende in prima persona si stanno attivando e si attiveranno sempre di più per formare le persone di tasca loro».

Allora perché finora la formazione dei percettori del Reddito non ha funzionato?

«Serve sicuramente più coordinamento tra le Regioni, al livello di tempi e regole: devono accelerare sul programma Gol in maniera capillare, senza che una sia più avanti dell’altra. E poi serve completare le assunzioni nei centri per l’impiego e trasformare il loro personale: devono essere incentivati per andare a caccia degli occupabili che prendevano il Reddito. Quindi devono fare il matching con i corsi di formazione e le aziende, anche tramite strumenti digitali. Insomma, imitare le agenzie private, restando pubblici: quello che dovevano fare i navigator, ma meglio».

E le misure messe in campo dal governo possono invertire la rotta?

«Innanzitutto l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) è stata accentrata sotto il ministero del Lavoro, è diventata una sorta di organo esecutivo del dicastero e questo può facilitare il coordinamento tra occupabili, formatori e imprese. Potrà essere utile anche la piattaforma statale dove cercare i corsi di formazione, anche se dovrà essere del tutto accessibile e facilmente utilizzabile».

Ma il nuovo assegno da 350 euro potrebbe essere dato solo dopo che l’ex percettore del Reddito ha trovato un corso di formazione. Non è sbagliato?

«No, impedire di ricevere i 350 euro senza che ci si attivi per cercare il corso di formazione è incentivante. Se poi i centri per l’impiego migliorassero non ci sarebbe alcun alibi. In ogni caso non credo che ci saranno problemi a trovare i corsi di formazione».

 

L’intervista completa è disponibile in allegato.



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