Qualche dato, vecchio di cinque anni ma indicativo per capire che dimensioni (e che impatti) può avere la pesca dei rifiuti in mare: 4,8 tonnellate di rifiuti recuperate dai fondali marini in soli sei mesi (da maggio a novembre del 2018) grazie ai progetti sperimentali condotti a suo tempo da Legambiente nell’Arcipelago Toscano, a Porto Garibaldi (in provincia Ferrara), Manfredonia (Foggia) e Terracina (Latina). Plastica e oggetti monouso costituiscono la parte sostanziale del bottino del “fishing for litter”, pratica che grazie al coinvolgimento diretto dei pescatori permette di pulire i mari da tutta la spazzatura finita accidentalmente nelle reti e di portarla regolarmente a terra per il suo corretto smaltimento.
Come funziona la piattaforma di Ogyre
Alcune recenti stime calcolano in 8 milioni il numero di tonnellate di rifiuti che ogni anno finiscono negli oceani del mondo, di cui almeno il 70% arriva sui fondali. Rimuovere questi rifiuti, come attività parallela a quella della pesca, è per l’appunto la missione della startup italiana Ogyre, che ha sviluppato una soluzione per estendere su vasta scala gli effetti benefici del modello del “fishing for litter”. Come funziona esattamente? Aziende e singoli individui possono contribuire acquistando tramite una piattaforma digitale un certo numero di chili di rifiuti marini, avendo poi piena visibilità sul processo di raccolta tramite una dashboard che visualizza in tempo reale l’intero ciclo di vita di quanto recuperato, la zona di raccolta (Brasile, Indonesia o Italia) e le storie dei pescatori che hanno svolto (dietro compenso) questa attività.Il salto nella catena dei blocchi
La novità dell’ultima ora targata Ogyre segna, come dicono i diretti interessanti, un cambiamento importante: l’intera piattaforma approda infatti su blockchain attraverso un sistema di notarizzazione che permette di salvaguardare l’integrità del processo di raccolta dei rifiuti e dei dati ad esso associato, tracciando e validando le quantità di plastica raccolte dai pescatori e misurando l’effettivo impatto positivo prodotto da ciascuna azione condotta per la salvaguardia dei mari. L’upgrade si è reso possibile grazie all’intervento di Knobs, una società di sviluppo software italiana specializzata in consulenza e realizzazione di progetti in ambito blockchain e il primo obiettivo da raggiungere è quello di poter archiviare i dati relativi ai rifiuti pescati in un registro decentralizzato che rende impossibile falsificare o alterare le informazioni relative alla quantità di rifiuti pescati inserite dai pescatori di Ogyre alla fine di ogni battuta di pesca, aumentando di conseguenza la trasparenza della filiera circolare del “fishing for litter” anche verso i consumatori e gli utenti finali. Grazie al salto nella catena dei blocchi, spiegano ancora i portavoce della startup, ogni operazione di raccolta può essere non solo rendicontata all’interno della piattaforma ma anche diventare pienamente certificata, in linea con le normative vigenti e con i requisiti di documentazione e verifica in ambito sostenibilità e di smaltimento dei rifiuti.
I risultati raggiunti
Dal 2021, la startup ha raccolto più di 354mila chili di rifiuti dagli oceani, coinvolgendo in progetti di sostenibilità e Corporate Social Responsability un centinaio di aziende di diversi settori, tra cui spiccano nomi rilevanti come Luna Rossa Prada Pirelli, Panerai, Illumia e Yoox solo per citarne alcuni. Al momento, il network di pescherecci che opera tra Italia, Brasile e Indonesia conta di circa 70 imbarcazioni e un media di raccolta che sfiora i 22mila kg di rifiuti marini al mese. “Il processo eseguito dai pescatori – spiega al Sole24 Ore Andrea Faldella, uno dei due founder di Ogyre – cambia in base alla geografia. Generalmente c’è una collaborazione fra i pescatori stessi e un partner locale per documentare e inserire i dati di raccolta nel nostro sistema, dalle foto dei rifiuti al dettaglio del peso in chilogrammi e ovviamente il nome del pescatore che si è occupato del ripescaggio. La nuova piattaforma non solo registrerà tutti questi dati ma anche l’attività di inserimento, creando un aggregato di tutte le attività del giorno e salvandone l’hash (l’hasing è un metodo crittografico che trasforma record di dati e caratteri di qualsiasi lunghezza in valori hash compatti fissi) dentro la blockchain”.