La rutilante crescita delle start up innovative sembra essersi fermata. Difficile, al momento, dire se si tratti solo di una battuta d’arresto temporanea o della spia di un cambiamento strutturale nell’ecosistema dell’innovazione italiana, ma il dato per la prima volta è negativo: nel 2023, secondo la «Relazione annuale al Parlamento sullo stato di attuazione delle policy in favore delle start up e Pmi innovative» appena pubblicata dal ministero delle Imprese e del made in Italy, le start up regolarmente iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese sono diminuite del 3,6 per cento. «Una leggera e fisiologica flessione» la definisce il ministero.

Start up monitorate dal 2018

Colpisce tuttavia il primo indietreggiamento dal 2018, primo anno di rilevazione inserito nella Relazione. Da cinque anni fa, quando erano 9.758, il numero delle start up è via via cresciuto (+11,6% nel 2019, +10% nel 2020, +17,4% nel 2021) con una decelerazione evidente nel 2022: +1,4% a quota 14.624. Poi il calo dei primi nove mesi dello scorso anno, che sconta probabilmente un tasso di sopravvivenza assottigliato da inflazione, rincari delle materie prime, restrizione del credito come specchio dell’aumento dei tassi.

Detrazioni per chi investe in start up e Pmi innovative

Una riflessione ulteriore del resto si può fare anche interpretando il dato sugli incentivi fiscali e quello relativo alle Pmi innovative. Nel primo caso resta il segno più nel bilancio del 2022 ma, anche qui, c’è una frenata. In particolare, la detrazione fiscale al 50% per le persone fisiche che investono nel capitale di start up e Pmi innovative (in regime “de minimis”) ha totalizzato al 6 dicembre 2023 agevolazioni per 146 milioni relative a 19.313 investimenti dal valore complessivo di 290 milioni di euro. Per le detrazioni si tratta di un +24% su base annua, in pratica una crescita dimezzata se confrontata al +51% del 2022 rispetto al 2021.

Le Pmi innovative crescono di meno

Anche la corsa delle Pmi innovative, anch’esse ammesse a semplificazioni e incentivi, perde ritmo. Si parla in questo caso di una categoria specifica, che rappresenta lo “stadio evolutivo” delle start up con un tetto di valore di produzione annuo pari a 50 milioni (contro 5 milioni) e con l’obbligo di certificazione del bilancio. Le Pmi innovative continuano a registrare tassi di crescita positivi e, nel 2022, si sono attestate a quota 2.459 unità. Ma si tratta di un aumento del 12,3%, molto più basso del +22% e del +31% dei due anni precedenti.

I fondi per le start up

Nella Relazione il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, evidenzia che «il governo conferma il proprio impegno al sostegno di un ambiente imprenditoriale in cui le idee brillanti e l’innovazione possono crescere». Il cantiere delle start up tuttavia ha bisogno di essere aggiornato. Sul versante finanziario, 300 milioni sono stati prelevati dal Fondo nazionale per l’innovazione, quindi dalle risorse per il venture capital gestite da Cdp Venture, per girarli al Fondo nazionale per il made in Italy. Contemporaneamente però il governo studia un Fondo specifico di corporate venture capital per le start up attive nell’intelligenza artificiale, con una dote pubblica di 200 milioni. Sul versante regolamentare, invece, la nuova legge per la concorrenza dovrebbe ospitare un revisione dello start up Act del 2012 in riferimento ai requisiti di accesso alla normativa speciale.



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