«Programmare ti insegna come pensare, come partire da zero da un foglio bianco e costruire un qualcosa, anche un percorso di vita». Uljan Sharka, classe 1992, sposa una delle massime di Steve Jobs, «tutti devono imparare a programmare», ed in effetti nel suo caso il coding gli ha ridisegnato l’esistenza. Nato in Albania e giunto in Italia a 16 anni, deve la sua formazione alla passione per l’informatica e alla sua determinazione da autodidatta.

L’approdo in Silicon Valley

Incontrare la realtà Apple in Italia e poi avere l’occasione di andare in Silicon Valley dal 2012 al 2015 è stata la svolta. «Negli Usa mi ha colpito la capacità di riuscire a realizzare cose che mi sembravano impossibili, ma sentivo che quel tipo di cultura che non mi apparteneva perché la tecnologia viene vista come un fine e non un mezzo». Sharka sceglie così di tornare in Italia per rendere reale il suo sogno di creare tecnologia. Partito dalla ricerca dei fondi con alcuni business angel, che hanno finanziato la fase di avviamento, l’imprenditore ha realizzato anno dopo anno la crescita dimensionale di iGenius, passando da una serie di round di finanziamenti che gli hanno permesso finora di raccogliere poco più di 40 milioni di euro. «La parte più difficile è stata posizionare il made in Italy tecnologico italiano all’estero» racconta ora. Una sfida che ha richiesto la dimostrazione pratica di poter fare la differenza anche in un ambito non tradizionalmente associato al nostro Paese.

Un futuro più inclusivo

A guidarlo anche l’ideale di voler rendere più democratica la tecnologia, per «disegnare un futuro più inclusivo». Centrale in questa transizione trasformativa il fatto che questa nuova tecnologia non sia accentrato nelle mani di poche aziende e di pochi fornitori, perchè «il controllo delle informazioni è il potere assoluto» spiega Sharka. Per questo motivo è favorevole all’AI Act, perché «i diritti umani acquisiti fino a qui non sono negoziabili e bisogna partire dai diritti per rendere questa tecnologia sicura nell’interesse dell’umanità e non nell’interesse di profitti di singole persone. La regolamentazione è un punto di forza dell’Europa ed è una sua peculiarità. La strategia europea nello sviluppo dell’intelligenza artificiale deve essere sganciata dall’idea di seguire il modello Silicon Valley, grazie anche a regole chiare, che sono un vantaggio per l’industria europea, perché la certezza normativa attirerà investimenti e favorirà un ecosistema aziende-sviluppatori all’avanguardia nell’AI etica».



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