«In Europa la promozione della formazione all’imprenditoria è ancora in via di sviluppo. Non abbiamo ancora una preparazione adeguata come avviene negli Stati uniti. Per le donne, poi, è ancora più complesso dal momento che mancano i role model di successo soprattutto nel settore delle start up. La mancanza di riferimenti a cui ispirarsi e di formazione non ci hanno permesso finora di colmare il divario con l’ecosistema americano». Aikaterini Liakopoulou, investment advisor presso European Commission e venture partner in Wefunder, sottolinea la strada che in Europa è necessario ancora percorrere per poter accorciare le distanze con l’ecosistema americano, che conosce per esperienza diretta nella Silicon Valley.

«Nell’Unione Europea al momento c’è una grande spinta per lo sviluppo del comparto e per il cambiamento anche a livello di equilibrio di genere. Durante il programma a cui ho preso parte, ho notato un forte cambiamento a livello di mentalità, anche e soprattutto nelle donne che sono molto preparate a livello di competenze hard. C’è quindi un’evoluzione» ha sottolineato Liakopoulou, che dal giugno 2021 è stata nominata business coach per start up finanziate dall’European Innovation Council, la più grande iniziativa di innovazione europea che identifica, supporta e amplia tecnologie rivoluzionarie e innovazioni dirompenti, attraverso sovvenzioni e investimenti azionari.

Start up europee fondate da donne

Una distanza che aumenta se si considerano le start up al femminile. «In Europa abbiamo poche start up che siano state fondate da donne e ci sono poche donne nell’industria dei venture capital. Quando hai poche rappresentanti donne da ambo i lati del tavolo diventa più complesso lo sviluppo delle iniziative. Se in futuro dovessimo vedere l’incremento dall’uno o dall’altro lato, assisteremmo di conseguenza anche a una crescita delle controparti e a uno sviluppo del settore. Al momento però gli investitori sono in prevalenza uomini e questo fa perdurare lo stato attuale delle cose» spiega Liakopoulou, che è stata invitata come speaker alla Summer school for female leadership in the digital age organizzata dall’European Leadership Academy di Huawei a Varsavia questa estate.

Gli investimenti in start up

Resta il fatto, però, che i dati indicano ancora molto bassi gli investimenti in start up fondate da donne. Nel corso del 2023 le start up fondate da donne hanno raccolto nel complesso 44,5 miliardi di dollari in 3.495 operazioni, pari al 2,1% degli investimenti complessivi secondo i dati PitchBook. Gli investimenti aumentano se come co-founder c’è un uomo. Nell’arco temporale degli ultimi 16 anni se si tiene conto degli investimenti complessivi in start up che avevano almeno una donna fra i fondatori, la percentuale di quelle fondate solo da donne (senza partner uomini) hanno ricevuto solo il 12,9% dell’ammontare investito: vale a dire 40,2 miliardi in 9.195 deal su 311,6 miliardi totali per 30.025 operazioni dedicato appunto alle società innovative con almeno una fondatrice donna. «Quando si parla di investimenti l’accesso per le startupper è più complesso, l’equilibrio è ancora di là da venire. Diventa molto più semplice ancora oggi quando fra i fondatori c’è un uomo. E’ una strada ancora lunga da percorrere» chiosa Liakopoulou, secondo la quale: «Dagli Stati Uniti non abbiamo tanto da imparare in termini di competenze tecniche o in innovazione. Negli Usa ci sono modelli da seguire, una tradizioni di unicorni, una capacità di comunicazione e di narrazione efficace, un maggior sviluppo del marketing. In Europa dobbiamo imparare a raccontare meglio le nostre storie anche per accedere ai finanziamenti».



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