
I flussi di merci dal Lazio verso gli Usa valgono 3 miliardi, pari all’11% delle esportazioni totali
«La preoccupazione è innegabile», spiega a MF-Milano Finanza Cristiano Dionisi, Presidente della Piccola Industria di Unindustria. Aumento dei costi di approvvigionamento, perdita di competitività sui mercati esteri, riduzione dei margini di profitto, sono solo alcuni dei temuti impatti attesi dalle imprese della regione che sull’export verso gli Stati Uniti puntano gran parte dei propri investimenti. E i numeri elaborati dal Centro studi Unindustria per MF-Milano Finanza danno la dimensione del fenomeno e, quindi, del rischio che il Lazio sta correndo.
L’export laziale verso gli Usa vale, infatti, ben 3 miliardi di euro, l’11% delle esportazioni totali e oltre un terzo (34%) dell’export extra Ue. I principali settori per valore esportato sono la farmaceutica (1,5 mld), l’alimentare e le bevande (205 mln di euro) e l’aerospazio (200 mln di euro). Un export che nello scorso hanno ha premuto sull’acceleratore crescendo nei primi nove mesi del 10% rispetto al 2023 ed ha contribuito verso gli Stati Uniti per il 37% a tale progresso. Anche i numeri delle importazioni dagli Usa sono tutti positivi ed ammontano nel Lazio a 1,9 miliardi di euro, concentrate soprattutto nei settori della farmaceutica (1,2 mld), della metallurgia (162 mln) e dell’elettronica (100 mln). Gli States sono, inoltre, il primo paese per addetti delle imprese a controllo estero insediate nel Lazio e le multinazionali americane quotano 41mila addetti e 27 mld euro di fatturato, vale a dire il 13% e il 20% rispettivamente di tutte le multinazionali statunitensi in Italia.
«Nelle scorse settimane», spiega Dionisi, «abbiamo svolto una rilevazione tra un campione di 140 aziende della regione ed è emerso un alto livello di preoccupazione per la politica commerciale annunciata dal presidente Trump e per le dinamiche che si stanno, giorno dopo giorno, verificando nei rapporti con l’Ue». Diversi i settori colpiti, direttamente o no. «Sono abbastanza trasversali, si va dai servizi all’automotive e al suo indotto, dal food&bevarage alla meccatronica», sottolinea Dionisi. Sulla tipologia di impatto e sulla sua intensità «la nostra base associativa non ha ancora elementi per avere un quadro definito, ma monitoreremo nei prossimi mesi gli effetti dello scenario che si andrà delineando, sia in termini di produzione che di costi, margini e di riallocazione delle piccole e medie imprese della supply chain e, più in generale, quelli relativi alla competitività delle nostre imprese».
Gli imprenditori laziali non vogliono perdere proprio ora lo slancio guadagnato ad oggi. «Un trend che vogliamo assolutamente mantenere, che abbiamo auspicato anche nel nostro ultimo piano industriale che ha obiettivi abbastanza sfidanti, tra cui proprio quello dell’export. Su questo tema ci giochiamo il rilancio della nostra economia».