Anche in tempi in cui gli ordini per il nostro manifatturiero sono in contrazione, il settore della meccatronica continua a lanciare buoni segnali. Uno, per esempio, proviene da Parma, dove tra il 28 e il 30 maggio scorsi la fiera Sps Italia, che è un po’ la vetrina del settore, è stata presa d’assalto da migliaia di visitatori. Chi ha girato tra i padiglioni ha potuto fare un confronto con qualche analogo evento in Germania, dove si respirava un’aria ben più dimessa, per la non brillante situazione economica della “locomotiva d’Europa”.
È emblematico anche che alcuni importanti gruppi tedeschi, di solito abituati a guardarci un po’ dall’alto in basso, abbiano apertamente dichiarato, durante l’evento parmense, di puntare assai sull’Italia per il prossimo futuro. Le nostre aziende, in effetti, sono ottime clienti per gli sviluppatori di sensori, encoder, sistemi di misura e di automazione, ma anche attuatori, controllori, dispositivi e software per gestire la produzione e la qualità. Elementi necessari per realizzare prodotti meccatronici destinati ai settori industriali più tecnologici, dall’automobile all’aerospace, dalle macchine agricole al packaging, dalla logistica e intralogistica ai macchinari speciali. La capacità italiana di inventare soluzioni ingegnose e innovative è molto apprezzata dal mercato globale e genera un business in crescita anche in tempi di riflessione per altri comparti.
Export italiano batte la Germania
E qui ci connettiamo a un altro buon segnale dello stato di salute della nostra meccatronica. Ce lo fornisce l’ultima edizione dell’analisi condotta ogni anno dal centro di ricerche economiche Antares, struttura di ricerca collegata al dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Bologna. Il direttore, Lorenzo Ciapetti, evidenzia come il tasso di crescita dell’export della meccatronica italiana nel 2023 sia stato dell’8%, che è un’ottima performance, in linea con la media europea e superiore a quella tedesca.
Tutto il comparto assomma in Italia, secondo l’analisi Antares sulle società di capitali, oltre 32.700 imprese, cresciute nel 2023 del 2,2% rispetto all’anno precedente. Realtà che danno lavoro a 940mila persone e generano 350 miliardi di fatturato, addirittura il 16% in più rispetto al 2022. Se poi si considerano tutti i protagonisti della filiera, anche i fornitori di primo, secondo e terzo livello, gli artigiani, le società di persone, le officine, si arriva allo strabiliante numero di 50.593 aziende che, a buon titolo, possono essere definite meccatroniche.
Bezzecchi: «Valorizzate start up e collaborazione con la ricerca»
Ogni anno da questo enorme bacino vengono selezionate le imprese considerate più innovative da un pool di esperti del Gruppo Meccatronica di Unindustria Reggio Emilia e di Nòva-Il Sole 24 Ore, nell’ambito del Premio Italiano Meccatronica, che giunge nel 2024 alla diciottesima edizione. Davide Bezzecchi, responsabile per la Ricerca e Innovazione di Unindustria Reggio Emilia, spiega come il riconoscimento «sia nato non solo per valorizzare le aziende italiane che già avevano intrapreso la strada della meccatronica, ma anche per stimolare tutte quelle attive nella meccanica a introdurre un po’ di intelligenza e di elettronica nei loro prodotti. Con il tempo l’iniziativa è cresciuta, ha valorizzato anche le start up del settore e la collaborazione con le università per la ricerca, fino all’edizione di quest’anno, che punta sulla transizione 5.0». La meccatronica, come il resto dell’industria, deve infatti essere sostenibile, incentrata sulle persone e resiliente, cioè capace di operare anche in momenti di crisi e di rapporti internazionali complessi.