Parola d’ordine: velocità. Il settore dei pagamenti, a livello globale, va incontro a una radicale trasformazione, con una forte accelerazione nel processo di transizione digitale di tutti gli attori coinvolti. Pagamenti istantanei e account to account (A2A), oltre al passaggio sempre più rapido dall’open banking all’open finance, portano gli istituti bancari a fare i conti con sfide nuove, che vedono nella sicurezza uno dei cardini del successo. È quanto emerge anche dall’ultimo World Payments Report 2025 del Capgemini Research Institute. Secondo le proiezioni, i pagamenti istantanei rappresenteranno il 22% delle transazioni non-cash globali entro il 2028, una crescita sostenuta dalla preferenza dei consumatori per soluzioni di pagamento rapide e senza frizioni.
A spingere gli istituti bancari verso nuovi modelli e nuove soluzioni innovative sono anche l’evoluzione dei sistemi di pagamento, con il rapido sviluppo di quello A2A (che potrebbe arrivare ad assorbire tra il 15 e il 25% della crescita del volume delle transazioni con carta) e l’evoluzione della normativa sui pagamenti, che già dal 2018, con l’introduzione della direttiva europea sui servizi di pagamento (PSD2) ha segnato un importante punto di svolta, aprendo la strada all’open banking e, di conseguenza, all’open finance. Il report sottolinea come l’open finance favorisca i consumatori e le imprese, catalizzando l’adozione di pagamenti istantanei. I suoi progressi, però, sono ancora limitati a causa delle differenze nei quadri normativi e nelle strategie di mercato. Per le istituzioni finanziarie è difficile adottare pienamente l’open finance a causa di problematiche legate alle API non standardizzate, al controllo limitato sull’uso dei dati e alla mancanza di incentivi a condividerli con terze parti. Solo il 17% delle banche si trova in una fase avanzata di sperimentazione o lancio di prodotti di open finance, mentre il 39% è in fase di pianificazione e sta effettuando valutazioni d’impatto. Un altro 23% delle banche rimane ancora titubante in attesa di chiarezza normativa.

Open finance e sicurezza, a che punto siamo
La sicurezza resta la priorità in questa grande trasformazione dei processi di pagamento. L’approvazione della bozza di Regolamento FIDA (Financial Data Access Regulation) da parte dei membri del Parlamento europeo e della Commissione per i problemi economici e monetari prova a offrire uno strumento normativo ulteriore per accelerare il cambiamento. Un recente studio di EY dal titolo “EU Payment regulations Survey” , però, sottolinea le profonde differenze tra gli istituti bancari nella conoscenza e negli investimenti fatti per rispondere alle richieste delle normative europee. L’adeguamento a queste sarà una delle 10 principali voci di spesa nei prossimi anni per il 48% delle banche e dei Prestatori di Servizi di Pagamento (Psp) che operano in Europa. Gli intervistati mostrano diversi livelli di consapevolezza riguardo alle nuove normative e iniziative UE. Se da un lato dichiarano un livello elevato di conoscenza dell’Instant Sepa Credit Transfer – SCT Inst (80%) e della PSD3 con il regolamento di accompagnamento PSR (70%), la consapevolezza riguardo all’euro digitale e al regolamento FIDA risulta invece più modesta (56%). La C-Suite appare in generale ancora poco consapevole (secondo il 70% degli intervistati il proprio top management ha una conoscenza limitata o assente di PSD3, PSR e FIDA) dato che queste iniziative sono spesso gestite a livelli organizzativi inferiori. Dall’analisi EY emerge che molte organizzazioni stanno sottovalutando l’impatto delle iniziative europee. Meno della metà degli intervistati afferma che la propria azienda ha effettuato una valutazione d’impatto del regolamento FIDA (37%) e dell’euro digitale (41 per cento).

Gli strumenti per vincere le nuove sfide
L’industria dei servizi finanziari si trova ad affrontare nuove importanti sfide che impongono ai player del mercato di reinventare i propri modelli operativi per rimanere competitivi e offrire servizi sempre più evoluti. Il tema della sicurezza è focale nello sviluppo dei nuovi servizi di open finance. Non solo a livello infrastrutturale e di processo, ma anche nella fase di inizializzazione di un pagamento, per ridurre i rischi derivanti da tentativi di frode ed errori delle attività human based. Attori come CBI S.c.p.a., Società Benefit, stanno lavorando attivamente per contribuire a elevare i livelli di sicurezza attraverso soluzioni mirate, come Check IBAN o Name Check, che consentono di verificare in tempo reale la corretta associazione tra IBAN e Partita IVA/Codice fiscale e nominativo del beneficiario di un pagamento. Check IBAN nel 2024 ha ridotto del 65% il rischio di frode rispetto allo stesso periodo del 2023. Name Check, che è conforme al Regolamento europeo sui Pagamenti Istantanei, è oggetto anche di partnership internazionali, tra cui il recente accordo con Banfico per ampliare la disponibilità del servizio a livello globale e migliorare così le offerte a valore aggiunto dei fornitori di servizi di pagamento e l’efficienza complessiva del mercato finanziario.
Tra le proposte di CBI in grado di garantire transazioni sicure vi è poi anche CBI GO, soluzione di Smart Onboarding grazie alla quale i PSP possono consentire alle Corporate di recuperare real-time le informazioni di un utente finale mediante il dialogo telematico con la banca di riferimento di quest’ultimo e grazie all’interoperabilità in ambito interbancario garantita da CBI. Da ultimo, il servizio CBI Safe Trade, che ha concluso la sperimentazione nella Sandbox Regolamentare di Banca d’Italia, e consente di raccoglie le informazioni sulle fatture anticipate in ottica multi-banca e multicanale, al fine di aumentare la stabilità e l’efficienza del settore finanziario e di mitigare il rischio derivante dall’uso fraudolento delle fatture e dell’erogazione del credito da parte degli intermediari, anche sulla base di sviluppi di architetture di tipo DLT (Distributed Lender Technology).



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