Lasciare Elon Musk, quando è sull’Olimpo del potere mondiale. Non è da tutti. Né tantomeno se a spingere Luca Rancilio non sono i modi arroganti o la visione politica dell’imprenditore, che ormai siede accanto al presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump. Eppure l’erede della famiglia delle macchine da caffè lo ha fatto.
L’investimento
Nel 2019 Rancilio investe 500mila dollari in SpaceX, quando l’azienda vale 32,9 miliardi e lui ci vide un’innovazione per la space economy. Nelle scorse settimane, attorno alla data delle elezioni americane, ne è uscito con un ritorno 5,5 volte superiore, ovvero 2,7 milioni di dollari. Perché disinvestire proprio ora che la società vale 210 miliardi, e il titolo continua a salire? «Per me è una missione compiuta» spiega laconico Rancilio che ha fondato prima il suo family office, poi ha fatto confluire il portafoglio all’interno di una Sicav che investe in mezzo mondo. E racconta come questa scelta controcorrente sia il frutto di una visione su ciò che significa investire in innovazione. «I primi anni facevamo investimenti diretti con la mia famiglia – racconta mentre è a Helsinki per partecipare a Slush, il mega evento dell’ecosistema dell’innovazione – in aziende o start up che mi sembravano promettenti».
Faro sulle start up
Infatti dopo la vendita dell’impresa di Parabiago nel 2013, Rancilio decide di curare in prima persona il patrimonio di famiglia. Mette in campo l’esperienza maturata nel commerciale dell’azienda fondata da nonno Roberto nel 1927, ha fiuto per start up e imprese in crescita. Non aspetta che le opportunità di investimento bussino alla porta ma le cerca in mezzo mondo (Stati Uniti, Europa, Israele) guardando a tutte quelle realtà che scardinano i paradigmi tradizionali. Si crea contatti diretti, parla con gli imprenditori. È l’unico italiano a dichiarare di aver investito (un milione di dollari) in Lyft, la competitor di Uber. E ancora punta su N26, Deliveroo, Uber, Airbnb, 23andme.
La Sicaf
Poi nel 2022 decide di fare massa critica e mostrare agli investitori italiani che è possibile avere uno sguardo internazionale. Crea Rancilio Cube Sicaf, in cui confluisce il portafoglio di famiglia, che chiude il 2023 con oltre 60 milioni di euro di asset anche grazie ad aumenti di capitale e con oltre 40 posizioni dirette e 75 fondi di venture capital su scala globale. «Ora ci siamo configurati come fondo di fondi, collegando il capitale italiano con esperienze lontane. Ci poniamo dunque come il punto di riferimento italiano per un venture capital che guarda all’estero. Con l’uscita da SpaceX ho voluto dimostrato che investire in innovazione paga». Nel luglio scorso infatti la Sicaf ha lanciato un nuovo fondo che investe in fondi di venture capital internazionali e sta raccogliendo 50 milioni di euro da diversi family office italiani. Non sono previste commissioni ma solo la condivisione dei costi di team.
Focus sulla fase iniziale
La concezione innovativa del mondo di fare venture capital è disinvestire quando il portafoglio si avvicina alla sua liquidità, quando cioè Rancilio sente che la sua missione è finita. Perché il suo obiettivo primo non è il business finanziario fine a se stesso. «Per esempio oggi non è più difficile accedere a SpaceX, mentre a noi interessa l’accesso, andare alla ricerca quegli investimenti a cui è difficile accedere. L’innovazione è avere il coraggio di investire all’inizio, nell’early stage».