Se non avete la possibilità di installare pannelli fotovoltaici, ora è possibile diventare autoproduttori in maniera virtuale, ma allo stesso tempo reale. Lo si può fare attraverso l’acquisto di un token pari a una parte di un impianto di energia rinnovabile. «Di fatto il token rappresenta la quota corrispondente della capacità di generazione, certificata su blockchain, di un impianto da fonti rinnovabili gestito a livello industriale di efficienza che sarà scontata dalla bolletta sulla base delle tariffe applicate».

Il primo utility token

Christian Miccoli, founder e Ceo di Conio, spiega così il progetto che l’app per la compravendita di criptovalute ha realizzato insieme a Enel: ebitts è il primo utility token europeo emesso sulla base della regolamentazione Mica, con un use case che semplifica una procedura complessa, in un settore di uso quotidiano, abilitando risparmi in bolletta e la possibilità di autoprodurre potenzialmente fino al 70% dei propri consumi. Conio ci mette il wallet digitale per la gestione del token, Enel la generazione dell’energia rinnovabile: sul sito è sufficiente andare sul configuratore, indicare la regione di residenza, il consumo medio annuo, fissare la durata (10, 15 o 20 anni) e la composizione desiderata tra le fonti rinnovabili (fotovoltaico ed eolico) scegliendo tra proposte che partono da 500 euro. La sostenibilità è garantita dalla blockchain di Algorand, che funziona grazie a consenso proof of stake, con consumi energetici ridotti di molto rispetto a Bitcoin.

Dall’agroalimentare alla finanza

«Nel settore della tokenizzazione, ancora agli albori, non ci sono gerarchie consolidate: con la Mica si apre l’opportunità di prendere posizione in quella che sarà la porta d’ingresso della finanza digitale del futuro», prosegue Miccoli, che con Conio sta esplorando altri settori, a partire dall’agroalimentare e dalla finanza. In ambito finanziario ha già sperimentato nel Milano Hub di Banca d’Italia una stablecoin legata all’euro pronta per terzi.

Nello specifico ebitts è configurabile come utility token, un “gettone” digitale per accedere a un servizio, che quindi non nasce come strumento di investimento in senso stretto. Sempre nell’ambito della sostenibilità, la marchigiana Bamboo Pro, specializzata nella coltivazione del bambù gigante, ne sfrutta la grande capacità di assorbimento di CO2 tokenizzando i certificati per la compensazione di emissione da offrire a terzi. «La tokenizzazione dei carbon credit sta prendendo piede, con un valore certificativo del processo tramite blockchain. La digitalizzazione di asset reali si scontra però con la tendenza alla finanziarizzazione dei processi», spiega Andrea Conso, legale specializzato in regolamentazione dei mercati finanziari, sottolineando come ci siano studi di fattibilità in diversi settori, ma al momento sono pochi quelli che poi si concretizzano.

Rigatti: servono utenti familiari con un wallet cripto

«Un elemento frenante è la necessità di avere utenti tecnologicamente avanzati, familiari con un wallet cripto, tenendo conto che il vero beneficio è avere un mercato secondario per i token, che quindi si trasformano di fatto in strumenti finanziari», sostiene Lorenzo Rigatti, founder di BlockInvest, società attiva nella tokenizzazione. Così AU Resources ha lanciato un token sull’oro con un veicolo finanziario zero coupon che finanzia l’estrazione con diritto di rilevare l’oro fisico a sconto alla scadenza. Ma si tratta pur sempre di token rappresentativi di veicoli intermedi, come per il real estate, dove ci sono esempi di tokenizzazione, ma mai direttamente sull’immobile.



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